La corsa alla presidenza della Repubblica di Silvio Berlusconi prosegue inesorabile, abbatte muri, supera steccati, non conosce ostacoli. Dopo l'idillio consumato con la maggioranza degli italiani, che oramai riconoscono in lui poteri semi-divinatori, completamente assuefatti dal messaggio subliminale catodico, l'Unto dal Signore sembra quasi stato illuminato sulla via di Arcore, ed è disposto a tutto pur di cucirsi addosso quell'aurea da statista, la sola in grado di garantirgli il più importante ruolo istituzionale di questa malata democrazia italiana.
Nella missione intrapresa per conto di Dio (che nella sua interpretazione teologica sarebbe poi sempre lui), stavolta la tappa tocca nientemeno che le stanze vaticane, dove l'interlocutore è un Santo padre tornato a rispolverare i fasti migliori della storia della Chiesa, in termini di rigidismo clericale e ingerenza cattolica nei confronti dello Stato confinante con quello pontificio. Tu favorisci me, finanziando scuole religiose, detassazioni varie alle mie proprietà e predominanza etica e culturale da contrapporre ai diritti della laicità moderna; io ti aiuto ad aprire, se non le porte dell'Eden, almeno quelle del Quirinale. Ciak, si gira.
Accompagnato da una delegazione del governo, all'arrivo in Vaticano il presidente del Consiglio attende il pontefice per espletare le solite formalità: baciamano e foto di rito, poi si chiudono le porte della biblioteca vaticana e inizia il colloquio privatissimo, che trattandosi di Berlusconi implica automaticamente anche la presenza Gianni Letta, il Cavaliere-ombra, ombra del Cavaliere.
"Le due parti hanno ribadito la volontà di continuare la costruttiva collaborazione bilaterale del contesto della comunità internazionale", si legge subito dopo l'incontro in un comunicato del Vaticano. Poi arriva il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi: "Fra Italia e Santa Sede c'è forte comunanza di vedute, le priorità sono la sacralità della persona e la famiglia".
Si arriva allo scambio dei doni. Il Cavaliere ha regalato a Benedetto XVI una croce da pettorale, in oro tempestato di diamanti e topazi, raffigurante episodi della storia della Chiesa. Il Papa ricambia prontamente con una penna commemorativa dei 500 anni della basilica vaticana. Commozione tra i presenti.
Di matrimoni, divorzi, figli, figliastri e devianze molteplici in fatto di etica e morale, casomai ne parleranno in altra occasione. Magari nella splendida location dei giardini del Quirinale.
si, io t’amo più della mia vita !
Ritornerò in ginocchio da te,
l’altra non è
non è niente per me,
ora lo so
ho sbagliato con te
ritornerò in ginocchio da te
e bacerò le tue mani amor
negli occhi tuoi
che hanno pianto per me
io cercherò
il perdono da te
e bacerò le tue mani amor.
Io voglio per me le tue carezze
si, io t’amo più della mia vita.
Io voglio per me le tue carezze
si, io t’amo più della mia vita
Nessun commento:
Posta un commento