martedì 21 febbraio 2012

IL RE E' MORTO, IL CANONE RAI NO.



"In base a un regio decreto del 1938 , la Rai chiede a 5 milioni di imprese e cittadini con partite Iva di pagare un canone speciale: perché hanno un computer o un videocitofono". - Il Post -

Ora, la domanda nasce spontanea: nel 1938 esistevano computers e videocitofoni? Ma soprattutto esisteva la Rai? Nell'articolo qui sotto, si fa anche riferimento al fatto che il canone Rai non sia una tassa sul servizio, ma sul possesso dell'apparecchio. Ma allora perché si continua a chiamarlo "canone Rai"? E soprattutto, i soldi del canone vengono distribuiti fra tutti i canali ricevibili o vanno solo alla Rai? Propenderei per la seconda ipotesi, nel qual caso, quindi, non credo si possa parlare di tassa sul possesso; ma questa credo sarà materia per avvocati. 

Ultima ma non meno importante questione è che non credo ci sia all'estero un corrispettivo simile quindi, se è vero come è vero che i destini degli europei sono legati a doppio filo, sarà bene adeguarsi al resto d'Europa o che l' Europa si adegui a noi. Qui è buona la prima. 

Il Re lo abbiamo mandato fuori dalle palle, ma siamo ancora prigionieri di una sua legge. Come ci ricorda questo modo di dire: Il Re è morto, viva il Re. 



1 commento:

  1. Pare che anche i medium dichiarati tali e censiti dall'ISTAT (hai visto, no, nel recente questionario, tra le professioni d'ufficio "chiromante" e "veggente"?) pagheranno il canone poiché nella possibilità di ricevere la Rai in via metapischica.

    Che poi è più probabile che ricevano loro la Rai col pensiero piuttosto che io mi metta a guardare l'orrido canale YouTube della TV di Stato durante l'orario di lavoro dal PC slozzo dell'ufficio con la prodigiosa ADSL 640 kbps...

    Cialtroni!

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